Oggi ho spento il telefono per un'ora, cercando di abitare davvero il "qui e ora" come si suol dire. Ma essere presenti non significa solo rilassarsi; a volte significa guardare in faccia la realtà e la storia.
Che sto facendo? Sono immerso nelle pagine di "Se questo è un uomo" di Primo Levi. È una lettura che toglie il fiato e scuote la coscienza, mettendoci davanti alla terribile capacità dell'uomo di smarrire la propria umanità. Mentre leggo, non posso fare a meno di pensare a quante persone, ancora oggi, perdono la vita in innumerevoli guerre silenziose, conflitti lontani dai riflettori dei media ma non per questo meno tragici.
Per me non è solo un libro. È una ferita di famiglia. Anche mio zio, durante la Seconda Guerra Mondiale, da soldato finì in un campo di concentramento. Per anni le notizie ufficiali lo hanno catalogato come "disperso", ma la verità che portiamo nel cuore è un'altra. Ricordare lui significa dare voce a chi è stato ridotto al silenzio.
Chiudere il libro, alzare lo sguardo e trovarsi in una casa sicura, in pace, è un privilegio che diamo troppo per scontato. La mia ora "off-line" mi ha ricordato che la vera fortuna è avere la libertà di scegliere come spendere il proprio tempo e il dovere di non dimenticare.
9 clappers
lee.jordan:
Mi hai ricordato il dolore della mia nonna materna che metteva la testa fra le sue braccia appoggiate sul tavolo della cucina: un figlio capo partigiano in montagna e l'altro disperso in Russia. E poi la fame, il Pippo, gli sfollati, mio padre che rischiava per difendere la sua città. E, e...tutto il resto. Dovremmo dare molto più valore a quello che abbiamo!
a long while ago
CAROTA:
concordo "se questo è un uomo" è un romanzo stupendo e oggi potrebbe essere il racconto di qualunque migrante che si è trovato sulle rotte della morte ..... noi italiani abbiamo la memoria corta... invece dobbiamo ricordare e aiutare a comprendere e raccontare ai giovani la storia del nostro paese affinché diventiamo un paese che accoglie.. che trova nuove strategie per modificare questa nostra caratteristica di essere un paese di frontiera in mezzo al Mediterraneo in forza
a long while ago
Oggi ho spento il telefono per un'ora, cercando di abitare davvero il "qui e ora" come si suol dire. Ma essere presenti non significa solo rilassarsi; a volte significa guardare in faccia la realtà e la storia. Che sto facendo? Sono immerso nelle pagine di "Se questo è un uomo" di Primo Levi. È una lettura che toglie il fiato e scuote la coscienza, mettendoci davanti alla terribile capacità dell'uomo di smarrire la propria umanità. Mentre leggo, non posso fare a meno di pensare a quante persone, ancora oggi, perdono la vita in innumerevoli guerre silenziose, conflitti lontani dai riflettori dei media ma non per questo meno tragici. Per me non è solo un libro. È una ferita di famiglia. Anche mio zio, durante la Seconda Guerra Mondiale, da soldato finì in un campo di concentramento. Per anni le notizie ufficiali lo hanno catalogato come "disperso", ma la verità che portiamo nel cuore è un'altra. Ricordare lui significa dare voce a chi è stato ridotto al silenzio. Chiudere il libro, alzare lo sguardo e trovarsi in una casa sicura, in pace, è un privilegio che diamo troppo per scontato. La mia ora "off-line" mi ha ricordato che la vera fortuna è avere la libertà di scegliere come spendere il proprio tempo e il dovere di non dimenticare.