Mi sono interrogato sull'impatto dei trasporti delle merci e su come possiamo influire su questo aspetto con le nostre scelte come consumatori. Acquistando online ci affidiamo a corrieri diversi che hanno comportamenti diversi, di cui potremmo tener conto per i nostri acquisti.
Se sulla componente di lunga tratta c'è poca trasparenza e quindi poco controllo, su quella finale ("last mile"), che può incidere per il 40% delle emissioni, l'utente ha ancora possibilità di scelta.
Una di queste (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1364032123004872)) è prima di tutto scegliere un punto di ritiro invece della consegna a domicilio, che permette ai corrieri di raggruppare le spedizioni. Magari recandosi poi al punto di consegna a piedi o con mezzi puliti… Inoltre quando è possibile raggruppare gli ordini in un unico giorno o selezionare spedizioni più lente.
Per la scelta del corriere (e quindi del rivenditore che se ne avvale) non ho trovato dati globali, ma ci si può affidare a classifiche che riportano le emissioni per singolo pacco in determinati paesi. In una classifica UK del 2023 (https://www.parcelandpostaltechnologyinternational.com/features/the-dirty-delivery-report-counting-the-carbon-cost-of-online-shopping.html),,) escludendo la più sostenibile, Royal Mail, ma elencando solo i corrieri disponibili nel nostro paese, i più virtuosi sono:
1) DHL
2) Amazon
3) UPS
4) DPD (che controlla BRT)
Royal Mail si distingue per la capillarità dei corrieri che consegnano anche a piedi. La società italiana che più si può avvicinare a quel modello può essere Poste, ovviamente assente dalla classifica UK, ma che riporto perché comunque investe nella decarbonizzazione (https://www.posteitaliane.it/it/contrastare-il-cambiamento-climatico.html)..)
Alla sostenibilità ambientale ovviamente affiancherei la sostenibilità sociale (motivo che mi porterebbe a escludere Amazon e prediligere corrieri europei, come DHL, DPD/BRT e Poste), ma questo è un discorso più ampio che evito di affrontare qui.